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Maria Cristina Masserenti

Yoga terapeutico: Halasana nei disturbi d'ansia

Yoga terapeutico: Halasana nei disturbi d'ansia. Halasana è la posizione dell’aratro, poichè il corpo assume proprio tale forma, in sanscrito Hala significa aratro, asana posizione.

Halasana è un posizione di recupero e inversione, normalmente si entra in Halasana dopo aver praticato Salamba Sarvangasana (la candela). Questa posizione ha molteplici benefici, non solo riguardanti la colonna vertebrale ma anche il sistema ghiandolare, il sistema circolatorio e il fluido cerebrospinale. Ogni posizione dello yoga è terapeutica per l’individuo che la pratica, anche con le varianti del caso. 


La colonna vertebrale più è elastica più renderà il nostro corpo forte e giovane, una colonna rigida provoca non solo tensioni muscolari ma malattie che vanno a gravare su tutti gli organi interni. Spesso le posizione dello yoga mettono in difficoltà il praticante, per l’ impegno motorio, per lo sforzo emotivo o per la fatica nella sua applicazione. Lo yoga ci mette alla prova, in ogni circostanza.


La posizione di halasana, che ora andremo a descrivere più dettagliatamente, è sicuramente un attivatore di molti fattori ansiogeni, chi soffre di attacchi di panico e disturbi d’ansia, vive, inizialmente questa posizione con la paura di non riuscire a respirare o di capovolgersi. Ed è qui che è necessario mantenere la postura per più respiri, per superare la paura o addirittura il terrore che innesca la retroversione e la chiusura parziale della gola. Halasana è un acceleratore per chi percorre il cammino della psicoterapia, abbinare la pratica dello yoga ad un percorso psicologico fornisce al paziente non solo uno strumento attivo mentale e fisico, ma velocizza il processo di guarigione psichica con risultati, a volte, sbaloditivi. 


Dalla posizione di Salamba Sarvangasana le gambe vanno abbassate sopra la testa, portando leggermente indietro il torace e i fianchi per mantenere il corpo in estensione, le dita dei piedi andranno in appoggio sul pavimento. E’ importante rimanere nella posizione anche tre/cinque minuti, stirare il busto verso l’alto, tendere le ginocchia e premere la punta delle dita dei piedi sul pavimento stirando così i tendini. Per chi, inizialmente non riesce a portare i piedi a terra è consigliatao l’uso di una sedia, di uno sgabello o di cuscini per poter appoggiare comodamente i piedi. Con la pratica lo spessore si andrà sempre più ad assottigliare per poi elimarlo completamente.

Per tornare in posizione supina è indicato piegare le ginocchia, portare le mani ai lombi con i gomiti appoggiati a terra e srotolare lentamente la colonna vertebrale.


Gli effetti benefici di Halasana sono molteplici, è utile per alleviare il mal di testa e il senso di stanchezza. Cura i disturbi mestruali e quelli dell’apparato urinario e attenua le vampate, tipiche della menopausa. E’ eccellente per problemi di rigidità al collo e alle spalle. E’ utile per ridurre un fegato o una milza ingrossati e produce ottimi risultati su soggetti diabetici.

Invertire il corpo agisce sul flusso sanguigno, incrementando il ritorno del sangue dalle estremità inferiori attraverso la vena cava del cuore. Invertire il corpo in una persona con normale pressione, incrementa il flusso parasimpatico (dai nervi vago e glossoesofageo), il risultato è un abbassamento temporaneo del battito cardiaco e della pressione sanguigna. Chi ha problemi di pressione, ipertensione o ipotensione deve prima accertarsi se può praticare le inversioni sulla testa o sulle spalle. Non per ultimo di importanza, le inversioni vanno a irrorare il cervello producendo endorfine e incrementare la circolazione dove il flusso ristagna.


Praticare Halasana armonizza il nostro corpo e va ad equilibrare manipura chakra (plesso solare) e i chakra superiori, vishuddha chakra, ajina e sahasrara chakra, attivando il terzo bandha, jalandara.


E’ importante praticare sotto la guida di un insegnante che potrà facilitare il praticante nelle posture e nella respirazione e quando ci si sentirà pronti sarà meraviglioso sperimentare la pratica personale per entrare in completa connessione con sè stessi, nell’ascolto profondo e introspettivo, non solo del corpo.

Che dire buona pratica!


– Cristina

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