Non sono mai riuscita a mettere in pratica la locuzione “qui e ora”, forse perché ho la mente sempre piena di pensieri, progetti, attività da organizzare, cose da fare. Quando mi fermo a tentare di rilassarmi vengo assalita dall’universo mondo e non riesco a godermi il momento. Lungi da me, quindi, l’idea di praticare qualsiasi disciplina che mi inviti a fermarmi un attimo o, perlomeno, a rallentare.
Poi, ecco la crisi dietro l’angolo, inaspettata, scatenata da un piccolo intervento a un piede che tarda troppo a guarire. Un piccolo stop che però mi blocca. Inizialmente si manifesta come apatia, indifferenza, mancanza di voglia di fare. Poi peggiora e al mattino non ho nemmeno voglia di alzarmi dal letto, ma nemmeno alla sera di andare a dormire, né di mangiare o mettermi in ordine. Sono pragmatica e capisco che non va niente bene.
Incontro un’anima bella che ha problemi fisici decisamente più importanti dei miei ma che tiene sotto controllo anche (ne sono sicura) con una gran voglia di vivere.
Con garbo, gentilezza e serenità mi dice che frequenta questo corso di yoga dove ci sono anche persone non giovani, che l’insegnante è attenta ai bisogni di tutti, che non pretende l’impossibile, che ognuno fa ciò che riesce senza essere giudicato o rimproverato.
Ci penso, titubante come al solito. Mi toccherà mica stare a meditare, dire ommmmmmmm o altre amenità simili? Ci provo. Anima Bella aveva ragione. Condivido con gli altri compagni movimenti, capitomboli, posizioni che non pensavo sarei mai riuscita a fare, risate e silenzi. Imparo a conoscere un po’ meglio il mio corpo, ascoltando Cri, ascoltandomi.
Cerco di forzare i preconcetti e le giunture, senza soffrire ma lavorando ogni volta un po’ di più. Non ho ancora raggiunto la consapevolezza del qui e ora, ma quando mi metto in savasana a fine lezione, la mia mente e il mio corpo fanno un po’ pace con il mondo.
Respiro, sono pronta per la prossima lezione.
Namastè.
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